MAGMATICA
Magmatica è il territorio di una scrittura “psicologica” ancora del tutto informe. Un testo che nasce da accostamenti improvvisati, da associazioni improbabili e non soppesate, pensieri che saranno forse destinati a trasformarsi in una forma letteraria oppure a rimanere tali, come un progetto irrealizzato. Magma 1, Magma 2 e Pensieri appartengono, per ora, a quest’ultima categoria, sono un’isola che non c’è, ma che non è ancora rassegnata a non esserci mai. Gli autori dei testi narrativi, o comunque in uno stato soltanto abbozzato di narrazione ed anche in un primo livello di forma realizzata, hanno voluto essere citati con pseudonimi.

a cura di Giovanni Lancellotti

Magma 1
Usar parole come conchiglie che scivolano naturalmente nel mare. Dove si ricompongono come esuli da un luogo perduto che intravedono l’erba dei prati dell’infanzia.
Giocar di frasi come fa chi è attratto dai profondi silenzi e vive nella voglia di descriverli.
Lasciare e tenere come fa chi ama senza conoscere il tempo infinito degli occhi materni fissati su quelli dell’incontenuto mondo dei bambini.
Come a macchiare un foglio che si concedeva alla bellezza dell’assenza di colore.
Sentire che i suoni, la musica e i rumori hanno vita se racchiusi in segni che frenano l’indifferente lavoro della morte.
Rubare i raggi del sole per raccontare chi senza tempo ti ha accolto nei suoi pensieri.
Togliere alle inorganiche pietre il diritto di custodire la fine delle tue persone care.
Sorridere del sorriso triste di un adolescente che cura le sue ferite meglio di quanto non sai fare tu.

Magma 2
Gli iniziati sentieri di universi che paralleli arrivano alle vie delle ragioni sconosciute del cuore. Sono progetti ripetuti e strappati, anime che rubano alle monodie giornaliere le faville di infinito.
Sogni? Di più, immagini vaganti e migranti che spostano l’equilibrio dell’anima verso lidi sconosciuti, dove l’essere consiste nell’estremo riconoscimento di sé, nel trasporto che l’altro ti apre o nell’angoscia in cui l’altro ti chiude.
La povertà del linguaggio è la matrigna austera di tutto questo, preziosa perché conserva dentro i limiti l’esistere, annientante perché lo trasforma in altro.
Subentra poi l’atra notte della razionalità, il sacrificio dell’Io che si pone stoico davanti alla rinuncia, necessaria perché costitutiva dell’ordine dell’esistenza.
O forse necessaria per il riconoscimento dell’istanza del fallimento come esperienza in un mondo di falsi vincitori.

Antonius Block, pseudonimo. Si tratta di un ottantenne in pensione, ex magistrato della giustizia civile, vedovo da qualche anno, padre di un figlio che vive con la sua famiglia all’estero. Di sé dice che ha cominciato a scrivere perché voleva usare le parole in modo diverso, aveva già usato la lingua nelle forme delle sentenze giuridiche e voleva scoprirne un altro uso. Ha nel cassetto alcuni scritti, per lo più in fase magmatica. Il rapporto di amicizia con il curatore di questa sezione lo potrebbe invogliare a passare ad un livello di forma letteraria.


Pensieri
Un’espressione per descrivere LUI, era distacco: la mente era il protone ed il nucleo di quello che è, ed era sempre stato, l’elettrone che gravitava attorno alla sua influenza vitale. I sogni non appartenevano al giudizio, ma descrivevano il modo di riflettere, di immedesimarsi e di interagire, che tanto avevano innestato l’inerzia del moto chiamato LUI. Egli non aveva compassione per sé stesso, né le sue emozioni riuscivano a scalfire ciò che per decenni la sua mente aveva eretto come protezione finale, contro tutto il male che veniva scambiato per bene, e il bene che veniva scambiato per male; eppure lui amava, lui voleva amare ed essere amato. L’interazione, la dicotomia interna tra raziocinio e sensibilità, lo lasciava spesso privo di forze e di animo da investire, questo gli permetteva di sognare: i lunghi cammini attraverso le lande infinite, piene di tempo e spazio, occupavano la maggior parte dei suoi pensieri erranti. Eppure, la realtà era ancora qualcosa che lo esaltava, che gli permetteva di sognare con più prepotenza: mai aveva smesso di sognare, ma quei sogni erano diventati velenosi, arroganti e ingannatori, come prestigiatori ai quali si chiede, quasi si obbliga, un momento di puro distacco, di incredibile, di inspiegabile, ma che alla fine, per quanto possa sembrare magnifico, quel momento viene messo in discussione. Quanti corpi, in un solo corpo. Quante menti, in un solo pensiero. LUI voleva solo essere libero, libero dall’essere strattonato, come una preda invischiata in una ragnatela, che per quanto si possa dibattere, ritorna sempre allo stesso punto e con più peso addosso.

Nemo (pseudonimo).
Nemo è uno studente universitario lavoratore (quando c’è lavoro) che, attualmente, vive quasi solitario all’interno delle quattro mura di casa, in attesa di tempi migliori.

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