Mariangela Bucci Bosco

Psicologa-psicoterapeuta

Il mio interesse per la psicologia è nato in età adulta. Posso indicare l’anno, il 1985. Nel contatto con un centro di recupero per tossicodipendenti, vidi che un programma terapeutico basato su conoscenze psicologiche che venivano applicate con chiarezza di idee e comportamenti, otteneva i risultati che l’amore delle famiglie, la vita difficile che i tossicodipendenti di quei tempi avevano, invariabilmente, la condanna sociale, i rischi legati a comportamenti illegali, non erano riusciti a raggiungere. Da lì è iniziato un percorso che mi ha portata a riprendere gli studi ed a formarmi in Psicoterapia Centrata sul Cliente e Approccio Centrato sulla Persona, la scuola rogersiana fondata a Roma nel 1979, che apriva il suo primo corso di specializzazione quadriennale a Firenze nel 1989, pochi anni dopo la morte di Carl Rogers.

Nel corso di tanti anni ho conservato la passione per la docenza e non a caso non ho mai smesso di fare formazione sul territorio, con un particolare interesse per la formazione agli insegnanti di ogni ordine e grado, con la convinzione che si tratti di una professione delicata e potente per i risultati che può ottenere, sia nel bene che nel male.

La formazione e la supervisione degli operatori dei settori psico-sociali sono stati un altro campo di interesse che ho coltivato per molti anni.

Non ho mai interrotto il mio rapporto di collaborazione con L’Istituto dell’Approccio Centrato sulla Persona presso cui mi sono formata come psicoterapeuta e, nel tempo, sono diventata prima docente e poi anche direttore di corsi.

Il mio interesse per le persone che lavorano in quelle che possiamo definire “Relazioni di aiuto”, medici, personale paramedico, insegnanti, operatori dei settori psico-sociali e anche manager di aziende con responsabilità rispetto alle persone e dipendenti delle banche, sempre più nella necessità di rapportarsi “da persona a persona”, mi hanno naturalmente portata a credere nella necessita di costruire percorsi formativi strutturati e chiari nella metodologia e negli scopi e ad aderire alla necessita di sostenere la professionalità dei counsellor perché, come ci ricorda lo psicoterapeuta australiano Godfrey Barrett Lennard nel suo “La Relazione al Centro”, il mondo è profondamente cambiato, i livelli di solitudine sono cresciuti e ci sono ambiti e situazioni in cui le competenze richieste sono molto diversificate.

Sono quindi docente e direttore sia nella scuola di specializzazione in Terapia Centrata sul Cliente, che nei corsi di formazione in Counselling Centrato sulla Persona, nella convinzione, persino troppo ovvia, che si tratti di percorsi profondamente diversi tra loro, seppure accomunati dallo stesso approccio teorico di base.

La maggior parte del mio tempo lavoro è dedicata alla Psicoterapia individuale e di coppia ed ho sempre mantenuto uno spazio per la supervisione clinica a colleghi.

Ritengo la TCC (Terapia Centrata sul Cliente) uno strumento privilegiato per avvicinare le persone alla loro vera essenza e per permettere un cambiamento nella direzione del proprio individuale modo di essere; troppo spesso il malessere ha a che fare con i disperati tentativi dell’Organismo di essere, di esistere, dopo essersi smarriti e allontanati dal proprio centro; nelle crisi di coppia, ritengo che sia importante lavorare sulle emozioni dei partner, perché lì troviamo le risposte ai conflitti, ai dissidi o alle incomprensioni che, nel tempo, portano le persone a non riconoscere più né se stesse né l’altro, che pure , in altri tempi, avevano scelto.

Per quanto riguarda la supervisione, la scuola di specializzazione in cui sono stata formata non smette mai di sottolineare l’importanza di questo spazio nello svolgimento della professione di psicologo e psicoterapeuta.

Nel tempo ho sentito l’esigenza di continuare la mia formazione professionale e, ad oggi, credo di poter dire che la Teoria dell’Attaccamento influenza molto il mio lavoro di psicoterapeuta e che, inoltre, sia importante lavorare avendo maggiori conoscenze di come il trauma rimanga presente nella coscienza provocando comportamenti altrimenti incomprensibili. Siamo abituati a considerare la dimensione traumatica solo in relazione ad alcuni tipi di eventi rischiando di sottovalutatre la dimensione traumatica di eventi di vita con cui i nostri Clienti hanno dovuto convivere, e a volte anche noi stessi, eventi che pur non essendo responsabilità di nessuno, hanno modificato sostanzialmente il corso della vita, magari in età in cui non c’è stata la possibilità di elaborare le risonanze di quell’evento. Penso, per esempio, al lutto. Culturalmente, sempre più, tendiamo ad ignorare l’impatto che il lutto ha sulle persone ed a scambiare la resistenza con la resilienza. La resilienza è il frutto di un’elaborazione; la resistenza, invece, può portare, anche in momenti molto lontani dall’evento traumatico, ai sintomi e alle patologie che vediamo nei nostri studi. Per ulteriori informazioni, rimando al curriculum vitae pubblicato in questo sito.

Esercito la professione privata presso il mio studio in via dell’Unità d’Italia 1, a Santa Croce sull’Arno e a Pisa in Lungarno Mediceo 4.

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